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8th January
2008
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(illustrazione di tandala)
 
La nostra riflessione prende avvio dalla constatazione dell’esistenza
di almeno due modi di intendere le tecnologie propulsive:
etero-propulsione (motore indipendente
dell’occupante),auto-propulsione (motore connesso all’attività
psichica e dinamica
dell’occupante).La propulsione UFO sembra porsi in una via di
mezzo tra entrambe le strategie (per un approfondimento in
merito rimandiamo a Dossier UFO di Alan Watts).Su terra,invece,le
due modalità sono decisamente separate:il primo tipo,
(ferroviario,automobilistico,aerospaziale,etc.) è ampiamente
responsabile dell’attuale sistema politico,economico e culturale
(capitale-terra) avendo provveduto a fornire,mediante lo sviluppo
intensivo dell’industria pesante,quel territorio produttivo
indispensabile alla fase fordista del capitalismo.
L’eteropropulsione relega il corpo in un abitacolo che elimina
l’interazione tra il corpo e la direzionalità,riducendola ad un
interfacciamento (il volante,la cloche) statico e ristretto al solo
dinamismo delle braccia.L’autopropulsione,al contrario,
oltre ad essere meno innervata nella logica degli apparati di
replicazione del capitale,si presenta,nelle sue forme più riuscite,
come valorizzazione dell’intera energia dinamico-muscolare e
psicoemozionale del pilota impiegata nel direzionare il veicolo.
Caratteristiche delle tecnologie terrestri ad autopropulsione sono
quelle dell’efficienza,il basso costo (l’unico carburante
richiesto è il cibo),la resistenza (una tecnologia ad eteropropulsione
dura in media solo 10 anni),la compattezza (l’autopro-
pulsione permette di svincolare nel traffico prodotto dalle tecnologie
ad eteropropulsione ridisegnando e reinventando i
flussi cittadini disciplinati dal capitale),la salute (l’autopropulsione
migliora la forma fisica),la multisensorialità (chi fa uso di
autopropulsione percepisce più efficacemente di chi utilizza
eteropropulsioni:ciò consente di sviluppare interessanti
sensibilità psicofisciche),il rapporto con l’ambiente (l’autopropulsione
ottimizza l’interscambio con l’ambiente sensibilizzando
verso l’alterità).
Questa seconda matrice tecnologica,secondo studi confermati da
molte associazioni psicogeografiche.genera,con il suo
moto,linee anti-traiettoriali molto simili alle sky-line
dischiste,irriducibili a linee rette e ascrivibili a percorsi emotivi
(improvvise accelerazioni,brusche virate,pause).Ancora:se il primo
livello tecnologico evolve secondo direttive balistiche
primordiali (come afferma McLuhan il traffico cittadino è segno di
uno stadio divenuto ormai ironico e insensato della
tecnologia automobilistica),l’autopropulsione ha raggiunto,già
oggi,un livello funzionale tale da configurarsi come stadio
avanzato e maturo.E’ indubbio che il dischismo terrestre deriverà da
un salto qualitativo e quantitativo delle prime
tecnologie connesso alle strategie ecologiche e bio-tecnologiche delle
seconde.Ma allo stadio attuale,è alle seconde che
dobbiamo guardare per prefigurare un eso-planetarismo tecnologico
terrestre in senso dischista.Concentrarsi sullo
sviluppo delle tecnologie balistiche e ad eteropropulsione,è il modo
migliore per ritardare un salto tecnologico decisivo
mancando l’opportunità politica di promuovere cultura contattista
qui ed ora.Da queste premesse deriva la nostra
proposta di guardare alla bicicletta (la tecnologia più evoluta in
campo di autopropulsione) come mezzo,non solo di
prefigurazione al dischismo,ma già,operativamente,come tecnologia
ad attitudine esoplanetaria.Con la sua capacità di
ridisegnare le configurazioni metropolitane,la bicicletta inventa nuovi
traggitti antitraiettoriali nella città.Nel fare ciò la
logica che la guida precorre le strategie di contrazione
spazio-temporale (scorciatoie non convenzionali,violazione dei
sensi vietati,reinterpretazione del codice della strada) proprie dei
viaggi interplanetari dischisti effettuati a modalità curvatura.
In altre parole,la riconfigurazione delle linee metropolitane ad opera
del velocipede si presenta già come una prefigurazione
del viaggio interplanetario effettuato sfruttando le scorciatoie
spazio-temporali della logica anti-traiettoriale.
 
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